La spettacolarità della pallanuoto

Terminato il girone d’andata in A1 maschile e quasi concluso quello di A1 femminile, è il momento di stilare un primo bilancio. Non è stata una pallanuoto esaltante, sul piano tecnico, quella espressa finora dalle formazioni della massima serie. Cercheremo di appurarne i motivi interpellando i tecnici.

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INTERVISTA CON AMEDEO POMILIO

Mino Marsili fa i complimenti ai tecnici federali sostenendo che fanno i miracoli con quel che passa il convento. Che ne pensi?

Indubbiamente il Sistema Pallanuoto federale sta dando i suoi frutti sia sul piano dei risultati delle varie rappresentative nazionali sia dal punto di vista della crescita dei singoli atleti. Però, anche in virtù del dialogo esistente oggi tra noi tecnici federali e gli allenatori di club, gli atleti arrivano in nazionale con una buona preparazione.

Però il livello tecnico delle partite di A1 e A2 ha accusato, rispetto al recente passato, un certo calo…

Su questo non c’è dubbio. Ma era inevitabile, la crisi ha indotto le società a puntare soprattutto sui giovani, ai quali ovviamente bisogna dar tempo per poter esprimersi al massimo delle loro potenzialità.

Anche gli stranieri entrano in questo discorso?

Certamente. Prima in alcune squadre c’era un gruppo di stranieri che gestiva il gioco coprendo tutti i ruoli di maggiore responsabilità, adesso si trovano ad essere via via sempre più emarginati perchè questi ruoli vengono affidati a giovani italiani. Inoltre, ed anche questo incide, in generale il livello tecnico degli stranieri presenti nel campionato italiano oggi è inferiore rispetto anche al recente passato.

In altre parole, anche la crisi ha il suo rovescio della medaglia…

Sì, perchè oggi i giovani che vengono impiegati in serie A non solo godono di un più elevato minutaggio – e già questo incide positivamente sulla loro crescita – ma in acqua sono investiti di maggiori responsabilità, e così quando giocano in nazionale diventa per loro più facile gestire particolari situazioni.

Campionati più equilibrati = maggiore spettacolo…

Certo, ma il fatto che molte partite siano “tirate” influisce positivamente anche sulla crescita dei giovani, sia sul piano mentale sia dal punto di vista tattico. Hanno più possibilità, infatti, di vivere in acqua situazioni che richiedono giocate importanti, a volte anche decisive.

Mario Corcione

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L’OPINIONE DI EDOARDO OSTI

Sottoscrivo in pieno quanto dice l’amico Stefano Posterivo, le partite sono più combattute e quindi più avvincenti.

In realtà lo sono solo sulla carta, perché poi se vedi la pallanuoto in tv la prima cosa che ti colpisce non è l’incertezza, ma la carta stagnola, cioè quella cosa strana piena di riflessi in cui si affrontano le squadre avversarie.

Ci sta mancando la capacità di cogliere la palla al balzo, stiamo perdendo l’occasione di sfruttare questa inedita caratteristica che è l’equilibrio in campo.

Però ci piace fare gli intenditori, e denigriamo i nostri campionati definendoli “poco tecnici”, esattamente l’ultima cosa che dovrebbe preoccuparci se volessimo estendere il pubblico ai pochi intimi che siamo.

Un mese fa ho ri-postato un mio vecchio articolo comparso il 5 febbraio 2005 su waterpolonline, in cui parlavo delle cattive riprese televisive. Tra 10 giorni quell’articolo compirà 8 anni, 2 quadrienni olimpici. Ma niente è stato fatto per rendere più appetibile a nuovi adepti il nostro sport.

E’ di questo, credo, che dobbiamo parlare.

Edoardo Osti

INTERVISTA CON PAOLO ZIZZA

Paolo Zizza con Sara Centanni

Mino Marsili sostiene che voi tecnici federali fate i miracoli con il materiale umano che vi mettono a disposizione le società…

Diciamo che la grande organizzazione esistente in seno alle varie rappresentative fa sì che i rispettivi tecnici possano ottenere il massimo dagli atleti d’interesse nazionale.

Ma questi atleti giungono alle nazionali con una preparazione adeguata?

Posso parlare soltanto delle mie ragazze e devo dire che, sul piano quantitativo, con le rispettive squadre di club potrebbero fare di più. Ma è chiaro che in questo discorso ha un certo peso anche la situazione degli spazi acqua, non tutti le società ne dispongono a sufficienza.

E dal punto di vista qualitativo?

Sotto questo aspetto negli ultimi anni la situazione è migliorata, c’è dialogo tra i tecnici federali e quelli di club, che applicano nel migliore dei modi le indicazioni ricevute.

Però, ed è opinione non di pochi, la pallanuoto in Italia ha fatto registrare un abbassamento di qualità dal punto di vista tecnico. La crisi ha indotto molte società a puntare sui giovani, e non tutti sono sufficientemente preparati a causa dell’abitudine di alcuni club di affidare i settori giovanili a tecnici inesperti.

E’ un discorso vecchio, ma le società in questione hanno proprio nella crisi economica valide attenuanti: non tutte possono permettersi tecnici di un certo livello. Ma alla base della non ottimale preparazione di un atleta possono esserci anche altre cause, a cominciare dalla carenza di spazi acqua.

Pallanuoto meno godibile dal punto di vista tecnico ma più interessante per il maggiore equilibrio esistente nei vari campionati…

Sicuramente preferisco vedere una partita tecnicamente non eccelsa ma combattuta piuttosto che un incontro in cui una delle due squadre eccelle al tal punto da svuotare la gara d’nteresse. Soprattutto in A2 maschile quest’anno c’è davvero l’imbarazzo della scelta per chi vuole divertirsi: grande equilibrio, partite combattutissime, campionato bellissimo. Inoltre, le partite combattute sono di gran lunga più formative per un giovane atleta”.

Mario Corcione

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INTERVISTA CON MINO MARSILI

Pallanuoto più brutta, sei d’accordo?

Assolutamente. Negli ultimi due-tre anni il livello tecnico è sceso notevolmente.

E’ un fatto generale oppure ristretto ai campionati di A1?

Io seguo la pallanuoto a 360° gradi, ogni week end vado a vedere un gran numero di partite. Il problema è globale, dalle giovanili fino alle squadre maggiori. A volte stento a riconoscerla, la pallanuoto. C’è gente in A1 che non sa neppure palleggiare.

Le cause?

La mancanza della cura dei fondamentali nei settori giovanili, affidati da molte società a tecnici inesperti. E’ quella la fase più importante della carriera di un giocatore, la fase nella quale deve acquisire il bagaglio tecnico che si porterà dietro per sempre. Ci vogliono allenatori che sappiano trasmettere gli input necessari, non dei novellini messi lì per risparmiare sui costi di gestione.

Eppure le nostre nazionali, giovanili comprese, stanno ottenendo negli ultimi anni risultati eccellenti…

Con il materiale umano che hanno a disposizione, Campagna, Conti, Pesci, Pomilio e Zizza stanno facendo miracoli. Complimenti davvero.

Però il maggiore equilibrio esistente nei campionati di A1 ha reso più interessanti e avvincenti le partite…

A me questo non interessa. Io vado in piscina per vedere pallanuoto, giocate tecniche degne di tal nome. Invece vedo solo tanta schiuma, tanta bagarre… Certo, sul piano agonistico il livello delle partite è notevolmente cresciuto, la preparazione fisica oggi viene curata nei minimi dettagli, ma il gioco? Dove è finito il gioco di una volta?

Può avere influito negativamente la riduzione del numero di stranieri?

Non è una questione di quantità, ma di qualità. Negli ultimi anni, tranne alcune eccezioni, sono arrivati in A1 stranieri che anni addietro a stento avrebbero potuto giocare in A2. Anche questo, è chiaro, influisce negativamente sullo spettacolo.

Mario Corcione

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INTERVISTA CON STEFANO POSTERIVO

Stefano Posterivo

Pallanuoto tecnicamente più brutta?

Tutt’altro. Si è avvertito un certo calo qualitativo, ma il grande equilibrio esistente nei due campionati di A1, e in particolare in quello femminile, ha reso più avvincenti i tornei e più combattute, e quindi più spettacolari, le partite. Prima lo spettatore andava in piscina sapendo già, in molti casi, come sarebbe andata a finire la gara; adesso, invece, c’è maggiore incertezza e questo sicuramente aumenta l’interesse.

Il tuo bilancio di questa prima parte di stagione, dunque, è positivo…

Sì, perchè c’è un altro aspetto che non va sottovalutato: partite combattute ed equilibrate, dove entrambe le formazioni spingono al massimo nel tentativo di superarsi (cosa che spesso non avviene quando il divario tra le squadre è consistente) aiutano maggiormente i giovani atleti a crescere.

Però è indubbio che il livello tecnico sia sceso…

La crisi ha indotto molto società a puntare sui giovani, questo influisce sulla qualità del gioco. Ha contribuito negativamente, sotto questo aspetto, anche la riduzione del numero degli stranieri, ma come in tutte le cose c’è il rovescio della medaglia: i giovani hanno più spazio e responsabilità, e quindi imparano di più.

Alcuni allenatori di A2 sostengono che in generale i giovani che arrivano a giocare quel campionato non sono sufficientemente preparati sul piano natariorio e dal punto di vista dei fondamentali. Riscontri la stessa cosa in A1?

Si, ma l’impreparazione natatoria per me ha poca importanza, stiamo giocando a pallanuoto, sono altri i requisiti prioritari. I fondamentali, appunto. Purtroppo, come hanno già sottolineato alcuni miei colleghi di A2 maschile, il problema principale sta nel fatto che non tutte le società affidano la cura dei settori giovanili a tecnici dotati dell’esperienza necessaria, e questo ovviamente influisce sulla formazione tecnica dell’atleta.

E’ vero che nei settori giovanili si privilegia l’aspetto tattico a scapito di quello tecnico?

Accade, ma non è il caso di generalizzare. In Italia, fortunatamente, ci sono molte società che lavorano bene sui giovani. Sanno bene che -  se li prepari nel migliore dei modi – un giorno questi ragazzi potranno far parte della prima squadra. Costruire buoni giocatori in casa è sicuramente più conveniente che andare a cercarli altrove. Soprattutto di questi tempi.

Mario Corcione

4 commenti

  • By PonteX, 23 gennaio 2013 @ 14:26

    Ha ragione Mino Marsili e, secondo me, il problema è sempre lo stesso: la mancanza di fondi.
    Accade che in serie A1 ci sia gente che palleggia male perchè sono arrivati a giocare lì grazie all’intervento economico del genitore.
    Pecunia non olet e, pur di tirare a campare, le società scendono spesso a compromessi.

  • By Alessandro Battista, 23 gennaio 2013 @ 16:50

    Due opinioni diametralmente opposte.
    Mi permetto solo di evidenziare, però, che il primo, tra le tante cose, è stato uno degli artefici del Grande Posillipo.
    Intelligenti pauca.

  • By Alessandro Casazza, 23 gennaio 2013 @ 17:38

    Concordo in pieno con il mio amico Mino Marsili, ora la pallanuoto è diventata tutta muscoli e nuoto(in corsia).
    Molti allenatori di adesso hanno la presunzione di far fare kilometri su kilometri ai giocatori pensando che così resistano di più e siano più veloci in partita, ma invece è tutto il contrario perchè la pallanuoto si gioca con la palla.
    Non c’è più la cultura e la sapienza tecnica di una volta.
    La pallanuoto purtroppo sta morendo anche per questo motivo perchè così i ragazzi non si divertono visto che nuotano come dei muli per arrivare a toccare il pallone massimo 15 minuti a seduta, infatti si vedono i risultati a livello qualitativo dei nostri campionati.

  • By Luciano De Muzio, 24 gennaio 2013 @ 09:52

    Ho avuto il privilegio di conoscere Mino Marsili quando frequentavo l’ITC E. De Nicola e ne ho sempre apprezzato la passione e competenza. Da qualche anno sono vicino alla pallanuoto giovanile e condivido la sua opinione, perchè, vuoi la mancanza di sponsor disposti a scommettere, vuoi la poca disponibilità di strutture, vuoi la scarsissima attenzione mediatica, fanno si che le società spesso si devono “arrangiare” con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Le Nazionali vincenti….bravissimi i tecnici a comporre squadre vincenti!

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