Evoluzione del pensiero tattico e nuove prospettive
L’organizzazione del gioco, in quasi tutti i paesi che contano nella pallanuoto internazionale, ha incentrato nelle varie tipologie di pressing, e in zone più o meno precostituite o scaturite da situazioni occasionali i suoi aspetti difensivi, e nel contropiede, nella gestione ragionata del tempo di attacco con imprescindibile riferimento al centroboa, e in movimenti che potessero rompere le difese chiuse, quelli offensivi. Oltre naturalmente che sulle situazioni di superiorità ed inferiorità numerica.
L’Italia, un po’ per le nuove regole, un po’ per l’indubbia crescente fisicità del gioco, molto per l’indubbia capacità di riproporre sempre nuovi atleti di alto livello di alcuni paesi, oltre che ad una indiscriminata politica incentrata decisamente sul mercato più che sulla produzione e lo sfruttamento di risorse interne, aveva perso molte posizioni nel raking internazionale, nonostante la sua grandissima storia e tradizione pallanuotistica.
Una valutazione personale sul ritrovato splendore, a mio avviso, è da ricercare essenzialmente nella grande capacità dimostrata dal nostro staff tecnico di utilizzare al massimo ciò di cui si dispone in termini di materiale tecnico umano e le nuove tecnologie di studio.
Ma a ciò va decisamente aggiunto anche l’aver saputo ricercare soluzioni tattiche di tipo nuovo, sintetizzando con grande attenzione e sapienza, oltre che perfezionando, ciò che cominciava ad accadere, magari inconsapevolmente, anche a livello di clubs in varie categorie.
L’accurato studio delle caratteristiche delle squadre avversarie, non limitato al loro assetto tattico, ma esteso alle caratteristiche individuali degli avversari, relativamente ai punti di forza ed ai punti deboli, e la capacità di mettere queste caratteristiche in relazione alle nostre qualità, positive e negative, in un regime di allenamento altamente specifico, è stato certamente l’asso nella manica della banda Campagna.
Con grande presunzione, fino a qualche tempo fa si è pensato di poter anteporre un’idea di gioco, o dei cosidetti schemi, agli uomini a disposizione o agli avversari, alle loro qualità tecniche ed alle loro capacità o incapacità… quasi volersi crogiolare nell’astrusità tattica. Si sentiva dire che “facciamo fare agli altri ciò chenoi vogliamo”, grazie a schemi studiati a tavolino e magari provati e riprovati anche 1000 volte, ma con la supponenza di ritenere che qualsiasi nostro atleta potesse fare bene se ben indirizzato tatticamente a prescindere dalle sue caratteristiche e quella di pensare di avere di fronte bestioni ignoranti tutti con le stesse caratteristiche sottovalutandone le qualità di base.
E’ stato così che poi, in partite che contavano, si prendevano i gol dove secondo logica non andavano subiti (primi angoli di tiro o diagonali a secondo di ciò che si era deciso), si subivano espulsioni perché entravano palloni sui centroboa puliti nonostante i raddoppi, i contropiedi non portavano a conclusioni o talvolta si subivano, le cosidette entrate non creavano nulla ed erano fini a se stesse etc, etc…
L’aver costruito una tipologia di gioco fondata sull’umiltà, sulla mancanza di presunzione che ha portato a riflettere molto sulle debolezze e ad imparare a nasconderle, e che ha esaltato invece le qualità di un gruppo umano fino a renderlo orgoglioso, a cementarlo e a dargli convinzione è stato, a mio avviso, l’arma che ha consentito alla nostra squadra nazionale di raggiungere gli importanti risultati dell’ultimo biennio.
Per cercare di essere concreto, voglio sintetizzare la mia riflessione con dei riferimenti semplici.
La tendenza tattica sintetizzata dal gioco della squadra nazionale è quella della cosiddetta destabilizzazione dell’assetto organizzativo dell’ avversario, che passa attraverso tentativi ripetuti di mettere uomini fuori posizione per limitarne le caratteristiche tecniche e trarne un vantaggio immediato o successivo sia in fase difensiva che in fase offensiva. Va da sè che lo scompaginare con movimenti continui l’altrui organizzazione di gioco prevede anche una grande capacità di adattamento a situazioni anomale per qualche giocatore, e questo richiede estrema attenzione, disciplina di gioco e consapevolezza di limiti.
Un esempio semplice e magari banale, e solo tale deve essere perché risulti più comprensibile il mio pensiero senza che stupidamente lo si voglia interpretare come modello di schema tattico, è quanto mostro nel disegno che segue.
DISEGNO 1
Commento al disegno 1
Il centroboa attaccante 6 nero conquista una buona posizione sui 3 metri spalle alla porta
Il difensore 5 bianco immediatamente raddoppia sull’attaccante 1 nero (ritenuto per posizione o altro meno pericoloso ) allo scopo di proteggere il compagno 6 bianco da un eventuale passaggio (proveniente dallo stesso 1 nero o da altra posizione) all’avversario 6 nero centroboa, che potrebbe significare espulsione o rigore, e prendendo l’eventuale rischio di un tiro dell’ 1 nero
DISEGNO 2
L’attaccante 1 nero si libera della palla passandola ad un compagno alla propria sinistra ed effettua un taglio orizzontale passando dietro alla coppia centrale 6 bianco/6 nero.
Scopo immediato di questo movimento potrebbe essere quello di far si che il 5 nero lo segua liberando temporaneamente la possibilità che il proprio compagno 6 bianco centroboa venga servito, creando confusione col suo passaggio tra lo stesso 5 bianco e il 6 bianco difensore centrale.
Potrebbe però accadere , come mostra il disegno, che questo taglio orizzontale dietro la coppia centrale faccia sì che il 6 bianco prenda l’entrata dell’1 nero ed il 5 bianco passi a difendere sul 6 nero centroboa in posizione di anticipo.
COSA SI OTTIENE?
Se non si ottiene nulla nell’immediato, certamente ne viene fuori la destabilizzazione dell’organizzazione del gioco avversario, in quanto un giocatore probabilmente attaccante di ruolo (il 5 bianco) si troverà a dover difendere nell’immediato sul centroboa (il 6 nero) in ruolo non suo, e nello sviluppo delle azioni successive sarà complesso sia in attacco che in difesa riequilibrare l’assetto. Nel susseguirsi delle azioni questo apparentemente semplice movimento potrebbe aprire situazioni di vantaggio per la squadra che lo ha operato.
Si immagini adesso un’organizzazione di gioco che persegua con sistematicità lo scopo della destabilizzazione delle situazioni di difesa e di attacco avversario e che, con grande applicazione mentale, riesca a non venire meno ai principi basilari della non supponenza, dell’umiltà e del sacrificio in piena autoconsapevolezza dei propri limiti e delle proprie qualità.
Questo è ciò che, a mio avviso, ha fatto grande negli ultimissimi anni la nostra squadra nazionale, la piùbrava ma non la più forte, ma che, se riuscisse a mantenere questo equilibrio, potrà giustamente fregiarsi presto anche del secondo aggettivo.
Va da sè che tanti problemi sussistono nel nostro paese relativamente alla produzione di giocatori che fin dai primi passi di apprendimento del gioco devono essere indirizzati in maniera logica e razionale e nel rispetto di una scuola tecnica e di tappe di crescita non improvvisate.
Già in altra occasione ho avuto modo di riflettere che, forse, la soluzione di puntare sulla costruzione dei giocatori e non sul mercato le sparute risorse economiche dei nostri club, investendo su cultura sportiva e qualità del lavoro, potrebbe essere addirittura, in un momento di grave recessione e crisi economica, un’occasione di crescita.
Ma adesso è importante che il nostro paese pallanuotistico prosegua in questa striscia positiva perché abbiamo bisogno di entusiasmo… tanto entusiasmo!
Bruno Cufino
By brunocufino, 17 gennaio 2012 @ 15:06
SCONCERTO!!!! ho ricevuto più di una mail di qualcuno che mi chiedeva se il movimento che ho descritto nel disegno 2 poteva essere effettuato anche dalla parte opposta…non ho parole davvero! Queste sono le cose che fanno cascare le braccia e far apparire tutto “titanico”!