Giù le mani dall’argento!
La meritatissima medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra, frutto del gran lavoro di Campagna e del suo staff e dell’organizzazione che lo ha sostenuto, sembra in questi giorni aver trovato un altro padre; lo stesso che avrebbe concepito anche una parte importante dell’oro croato e del bronzo serbo. Mi riferisco, non per sua affermazione (credo sia un uomo troppo intelligente per sostenerlo), all’ex presidente del Recco Gabriele Volpi.
Su questo sito attraverso i commenti, in verità, qualche tifoso viscerale aveva già cominciato a sostenere folkloristicamente che senza la Pro Recco ed il suo abbondante numero di tesserati non si sarebbe mai potuti arrivare al secondo posto olimpico, magari sottacendo che anche nella squadra nazionale femminile, che ha deluso le aspettative, le giocatrici della pro Recco abbondavano. Ma si trattava di commenti, peraltro anonimi, di tifosi viscerali e non certo di responsabili del blasonatissimo club ligure o di suoi tesserati, troppo intelligenti ed esperti di cose di sport per poter inviare e sostenere tesi di tale balordaggine.
Certamente il contributo all’argento del Recco c’è stato, per avere allenato e ingaggiato in questi anni 8 degli atleti protagonisti, ma mi fermerei qui. Parliamo, infatti, di otto atleti formatisi e cresciuti altrove, in altri club italiani che li hanno allevati con sacrifici e con minori possibilità economiche, se non addirittura in altri paesi che hanno, forse proprio per questo, meriti maggiori. Ma anche entrare in questa discussione, in verità, non sembra avere senso alcuno, proprio per i presupposti sopra enunciati. Ma quando questa tesi, condita da tante altre cose, rimbalza inaspettatamente sulla prima pagina del terzo quotidiano italiano, La Stampa, da sempre avaro di notizie riguardanti il nostro sport, togliendo spazio alla guerra in Siria, alle problematiche relative all’euro, alla disoccupazione, alle gravissime problematiche relative all’Ilva di Taranto etc etc , per lo meno è legittimo restare per un attimo straniti. Ed è appunto quello che è accaduto nel leggere, a firma Fabio Pozzo, in un momento di gioia sportiva che deve servire al movimento tutto per il rilancio della pallanuoto, un articolo che ne recita una sorta di “de profundis”. Un’attenzione mai riservata alla crisi profondissima del basket, il secondo sport di squadra italiano per praticanti dopo il calcio che, medaglia d’argento ad Atene non si qualifica ai Giochi da ben due edizioni e perde sponsor importantissimi e storici come Benetton, o al volley, terzo sport di squadra per praticanti, costretto dalle rinunce a portare il proprio campionato da 14 a 12 squadre e a ridisegnare totalmente l’A2 per la scomparsa di ben 4 squadre.
Chi ci segue sa che non abbiamo mai avuto peli sulla lingua quando si è trattato di fare battaglie anche non gradite al palazzo o di stigmatizzare la poca attenzione da esso a volte riservata alla pallanuoto, al suo sviluppo, alla sua diffusione; ma, con presunzione, crediamo di aver comunque sempre motivato con dati di fatto quanto sostenuto, di essere sempre stati propositivi nell’interesse generale del movimento e di aver anche trovato accordi di collaborazione sulla promozione di attività di valenza assoluta, tipo Haba Waba. Ma qui si tratta di altro, e sarebbe davvero interessante comprendere le motivazioni o le spinte per questa opera mediatica che vuole a tutti i costi esaltare quanto operato da Volpi, su cui parleremo in seguito, disconoscendo il frutto della nostra grande tradizione, di anni di lavoro di altri, club e federazioni comprese pur con le loro lacune e con i loro punti deboli.
Chi non conoscesse i fatti di casa nostra (intendo quelli della famiglia del nostro sport) leggendo potrebbe essere indotto a pensare chela pallanuoto aveva trovato una sorta di Messia in condizione di risolverne ogni problema, ma, per una sorta di complicità semiufficiale tra la crisi finanziaria dei club e del paese intero e gli organismi preposti alla sua gestione organizzativa nazionale ed europea, lo si sia fatto scappar via, abbandonando tutto il nostro sport al suo amaro e già scritto destino. Estremamente fuorviante e lesivo dell’immagine di centinaia di club, di tecnici e di atleti che da decenni, qualcuno da ben prima della guerra (Pro Recco compreso), tra mille difficoltà gestionali, passando per crisi economiche mondiali, danno vita e linfa al nostro sport.
Chi, oggi, non riconosce la crisi che attanaglia paese, sport e pallanuoto di conseguenza? Chi, oggi, non sa quanto stia diventando sempre più complicato gestire piscine e tenerle in vita, specie adesso che i comuni non possono più elargire contributi di alcun genere? E chi, per tornare alle cose del nostro sport, non sa quanto sia divenuto difficile per i club avere spazi adeguati agli allenamenti e, soprattutto, alla produzione di nuovi atleti per tenere in vita con il lustro che il suo blasone merita, la pallanuoto nazionale?
Prima dei Giochi Olimpici, in piena crisi dei club e delle società sportive, il messia Volpi lascia la pallanuoto, sorprendendo qualcuno, meno qualcun altro. Lo fa dichiarando di farlo per divergenze di vedute con gli organismi internazionali e nazionali, divergenze, ci si corregga se sbagliamo, mai ufficialmente dichiarate in nessuna circostanza ufficiale, e per i bastoni tra le ruote che gli sarebbero stai messi in questi suoi anni di impegno nel settore.
In questi anni, vincendo tutto (ma meno di quanto sarebbe stato legittimo relativamente allo sforzo economico sostenuto) il patron del Recco, in forza di una capacità economica niente affatto comune, ha fatto incetta, contrattualizzandoli, di tutti i migliori giocatori al mondo. Ha ingaggiato quasi tutti i migliori italiani; ha ingaggiato i migliori giocatori nei ruoli di cui necessitava di Montenegro, Serbia , Croazia, Ungheria e Spagna; ha fatto incetta dei migliori naturalizzati italiani. Ha utilizzato questo parco enorme di atleti un po’ per il campionato nazionale della propria squadra, un po’ nelle coppe europee per la propria squadra, e un po’ per distribuirli in giro ad altri club non concorrenti, ottenendo il triplice scopo di indebolire gli avversari da cui li ha prelevati, evitare che andassero a rinforzare potenziali avversari e creando una rete di sudditanza psicologica (ma forse non solo…) nei club beneficiati. Operando in questa maniera, con la forza del danaro, ha certamente aiutato le disastrate finanze di qualche club europeo in difficoltà comprandone i migliori prodotti (Partizan, Jug, JadranHerceg Novi per fare solo 3 esempi ) , limitandone le possibilità di successo immediato e togliendo loro il gusto della competizione, ma ne ha anche suscitato ire e disappunto perché storicamente abituati a lottare per vincere partendo essenzialmente da criteri di produzione tecnica incentrata sulla valorizzazione delle proprie risorse interne e non del mercato, infischiandosene delle crisi e perfino delle guerre. Ha tolto il gusto della competizione a molti club italiani, ha puntato, per sua stessa ammissione, a distruggerne qualcuno per personale gusto di ripicca, ha creato alleanze ai limiti del lecito sportivo (“aiutava finanziariamente direttamente ed indirettamente diverse altre società” compare sull’articolo di cui sopra). Ha distolto dai rispettivi campionati nazionali, a suon di ingaggi mai visti in questa disciplina, molti dei migliori giocatori al mondo per farli partecipare esclusivamente alle coppe europee, spesso in piscine dove non li vedeva giocare nessuno, alla faccia della sbandierata convinzione che veder giocare i grandi campioni stimola le nuove generazioni di atleti e lo spettacolo. Infine, si è inserito in un vuoto di chiarezza della regolamentazione sul tesseramento (grazie magari alla disattenzione proprio degli organismi che oggi vengono “attaccati”) per partecipare alle coppe europee ufficiali e non ufficiali con un impiego numerico di atleti non impegnati nel campionato nazionale pari a ben più del doppio.
Insomma un ciclone sulla pallanuoto che intendeva, a leggere le parole di chi ne sostiene le capacità messianiche, dare una svolta a questo sport. Ma di cosa stiamo parlando? Una svolta partendo dal vertice della piramide per renderla ancora più traballante di quanto sia? Per poi magari, provare a darle una spallata, come avvenuto e dire “vedete che senza di me non si va da nessuna parte”? Il bene della pallanuoto e di qualsiasi sport lo si fa partendo dal basso, promuovendone la diffusione e lo sviluppo, la produzione di nuovi atleti, migliorando le competenze e le qualità dei tecnici preposti, promuovendo l’utilizzazione e la fruibilità dell’impiantistica, studiando sistemi di spettacolo e marketing e tanto altro ancora. Non cercando la vittoria a tutti i costi e facendosi fagocitare dalla sua sindrome, costruendo un mondo di eletti a parte (ci mancherebbe che non gli fossero grati coloro gli atleti da lui ingaggiati in questi anni…) unici reali beneficiati di questo suo impegno, dimenticando l’a, b, c dello sport e delle sue regole, o costruendosele sulle proprie esigenze.
Ed è anche il caso che si facciano dei distinguo importanti, perché nella generalità di questi discorsi non vorremmo demonizzare la tradizione immensa di un club che ha dato e tuttora da tanto al nostro sport che è quella della PRO RECCO. Un club che in questi anni ha incrementato certamente in bacheca le proprie coppe, ma i cui storici appartenenti siano essi dirigenti, atleti o altro hanno saputo negli anni vincere e tenere alto il loro stendardo anche in periodi di vacche molto meno grasse delle attuali.
Ma oggi, e crediamo di interpretare il pensiero di tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori del nostro sport, non abbiamo bisogno di alcun ricco Messia o di suoi interessati mentori che si arroghino le paternità di vittorie che appartengono alla base della pallanuoto alla sua storia ed alla sua cultura.
L’argento olimpico deve essere di stimolo adesso, uno stimolo grande che ci faccia ripartire per il nuovo quadriennio sul piede giusto, con chiarezza di programmi e di operatività non ripercorrendo errori del passato. Vanno perfezionate ed esaltate le cose ben fatte e va rivisto ciò che si è sbagliato, rimboccandosi le maniche e studiando nuove strategie adatte al momento sapendo guardare avanti. Il nostro mondo possiede sia competenze che qualità. E sarà questo, ci auguriamo, il binomio a cui dovremo affidarci ai tempi della crisi.
Bruno Cufino
By , 20 agosto 2012 @ 14:56
Pienamente d’accordo.
By Giorgio, 20 agosto 2012 @ 15:04
Assolutamente d’accordo.
By federico, 20 agosto 2012 @ 15:05
Che bell’articolo!Tutto giusto.
By Andrea, 20 agosto 2012 @ 17:18
Tutti questi articoli e commenti a favore o contro Volpi stanno diventando abbastanza stucchevoli. Piantarla lì e andare avanti una volta per tutte pare brutto? O si teme di restare senza icona da adorare/demonizzare a seconda dei punti di vista? Avremmo tante altre cose più attuali su cui concentrarci, a partire dalle prossime elezioni LEN e FIN su cui invece vige l’indifferenza più totale.
By giovanni, 20 agosto 2012 @ 17:19
finalmente la verità aggiungo a quanto scritto i colloqui con i giocatori avversari prima delle finali ricordate Udovicic……
By , 20 agosto 2012 @ 19:33
Inizio a dare il mio parere in merito all’argomento riportando di seguito una parte dell’art. di B.Cufino ……qualsiasi sport lo si fa partendo dal basso, promuovendone la diffusione e lo sviluppo, la produzione di nuovi atleti, migliorando le competenze e le qualità dei tecnici preposti, promuovendo l’utilizzazione e la fruibilità dell’impiantistica, studiando sistemi di spettacolo e marketing e tanto altro ancora……. Su questo mi trova perfettamente d’accordo sig.Cufino ma Le faccio notare che tutto questo strapotere del periodo Volpi “è avvenuto” proprio perchè tutto quello che Lei pensa “non è avvenuto”. Di questo vuoto sono colpevoli LA FIN , La LEN e sopratutto quelle organizzazioni che hanno da sempre primeggiato nella pallanuoto ( Circoli nautici in primis).La storia di Volpi è un po’ come quella di Giulio Cesare ,assasinato nella sua casa per mano dei suoi stessi discepoli perchè considerato despota e dittatore ; ma la storia nulla ha tolto dalla grandezza di Cesare.Ebbene , io che sono di Napoli vorrei vedere nella mia città , nel mio quartiere che gli sport natatori prendessero risorse dal basso dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze dentro “strutture pubbliche ” possibilmente , vorrei vedere una FIN non più arrocata su posizioni elettorali ma aperta a campagne promozionali nelle scuole primarie e che “costringesse” i politicanti con tanto di portafoglio a sostituirsi ad un Volpi futuro .
By carlomagno, 20 agosto 2012 @ 20:22
Finalmente chi la dice tutta! La pallanuoto è certamente bisognosa di gente carica d’iniziativa, ma che miri a costruire e non a fare terra bruciata intorno con arroganza ed altro ancora. Bravo Cufino!
By linus, 21 agosto 2012 @ 08:36
Anche io mi sono meravigliato come l’articolo del signor Fabio Bozzo possa essere stato pubblicato sulla prima pagina di un quotidiano importante. Potenze occulte? E’ vergognoso, quali che siano le mancanze di una federazione, prendere a pretesto l’argento olimpico per fare da spot ad un personaggio certamente onesto ma chiacchierato (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-01/lascesa-italiano-ricco-africa.073442.shtml?uuid=AbiHsXHG)il cui operato è stato ben descritto nell’articolo. Smettiamola ora e guardiamo avanti, questo signore e i suoi mentori appartengono al passato.
By Mattia A., 21 agosto 2012 @ 10:03
Concordo pienamente con quanto scritto, ma aggiungo… come mai Pino ha abbandonato la squadra poco prima del tracollo? Forse da buon napoletano aveva fiutato la puzza di bruciato e ha giocato d’anticipo… in ogni caso in nostro movimento è in caduta libera, anche in A2 molte squadre rinunciano alle competizioni, non pagano quanto promesso, falsano il campionato tirando i remi in barca a metà torneo..anche questi sono comportamenti ai limiti del lecito sportivo
By giovanni, 21 agosto 2012 @ 11:26
Bravo Bruno ancora una volta dimostri a tutti la tua competenza e onestà, due categorie possono rimpiangere il Sig.Volpi chi non capisce niente di pallanuoto e i giocatori che hanno visto in lui una specie di re Mida ingaggi triplicati senza a volta nemmeno giocare,campionati senza storia doe in gioco era il secondo posto e quindi nessuno interesse da parte di televisioni e giornali, se non quelli locali liguri con tutto il rispetto con che tiratura? cosi anno dopo anno questo sport è stato distrutto,non solo,le soc. che prima investivano per poter vincere hanno trovato l’alibi giusto per abbandonare la pallanuoto vedi Posillipo e quindi perdita irreversibile degli sponsor.Al Recco della gestione Volpi-Porzio sono rimasti dicono 800.000 euro a stento potranno finanziare la prossima stagione alla pallanuoto macerie e terra bruciata con anni di lavoro serio da fare per ritornare ad essere uno sport nazionale e non regionale.
By Frank, 21 agosto 2012 @ 12:07
Sono dell’idea che uomini delle disponibilità economiche di Volpi avrebbero fatto comodo al movimento pallanuoto, soprattutto in termini di investimenti, sponsor, nuovi impianti per le società, promozione del prodotto e così via.
D’altronde il calcio, seppur ora sia considerato da molti un mero giro di soldi, è diventato popolare anche grazie ai grandi investitori. Se non ci sono soldi in questo periodo di crisi, non vedo come la pallanuoto possa decollare, argento olimpico al collo o meno.
By Roberto, 21 agosto 2012 @ 14:15
Pienamente d’accordo con l’articolo di Cufino. Senza Volpi la pallanuoto ritrovera’ competitivita’ ai vertici del campionato che negli ultimi anni e’ stato semplicemente desolante. Forza …. La pallanuoto e’ bellissima e merita la migliore visibilita’ e un pubblico grandioso.
By Giulio, 22 agosto 2012 @ 07:06
Grazie Volpi!
By Precisino, 23 agosto 2012 @ 08:50
La medaglia e’ di chi ce l’ha al collo, con le sinergie positive che si sono create tra lavoro delle nazionale e dei club.
Nonostante per fortuna le beghe che ci sono state , tutti hanno spinto nell ottenere il massimo e livello complessivo si e’ alzato.
Il resto e’ polemica .